martedì 30 aprile 2013

Odori della mia terra

Odo uccelli cantare
dal mattino fanno compagnia
ore passate insieme
ricordando tempi andati
indicando i miei passi,
del passato naturalmente.
E questi ricordi
lontani dal tempo non sono,
lontani dal cuore si.
Ancorato alle 
mie radici
inizio a sentirne mancanza.
Ancorato agli odori di casa
tendo a tristezza
e respiro aria grigia
ritornando con il pensiero,
ritornando con il cuore
ammalato di nostalgia.

mercoledì 24 aprile 2013

Una ragione per vivere



La buca non era ancora abbastanza profonda.

Sotto il cielo limpido di una calda giornata di fine aprile l’aria stava divenendo irrespirabile e la polvere secca che si alzava da terra sporcava i vestiti, entrava nella gola e asciugava le lacrime. C’era solo il silenzio, asciutto e tagliente, ad assistere a quella scena, a quegli istanti interminabili di angoscia e rassegnazione che sembravano piombati lì all’improvviso.

Ancora di più, non basta.

Gocce di sudore scendevano giù per la fronte di Mario, il caldo e la paura non smettevano di bagnare il viso e le mani che spostavano la terra. Continuava a scavare lui, interrotto solo dalla voce ferma e potente dell’uomo alle sue spalle che gli intimava di fare più in fretta.

Troppo poco tempo, bisogna muoversi.

Mario sapeva cosa stava per accadere. Di tanto in tanto tentava di guardare furtivamente il suo amico che, a pochi metri da lui, svuotava nervosamente e impietosamente la propria fossa. La guerriglia negli ultimi tempi era sempre più aspra, e i morti si contavano a centinaia.

martedì 23 aprile 2013

Il diavolo è sexy


Qualche anno fa, il papà di un mio amico mi disse che durante la messa, al momento della consacrazione del pane e del vino, chiudeva gli occhi e immaginava Gesù nel cenacolo con i suoi apostoli. Questo pensiero, però, veniva interrotto, a volte, da un immagine strana: un diavoletto che girava intorno a Gesù.
Questo pensiero mi lasciò perplesso. Non sono uno che cerca segni o crede in sogni premonitori. Chi mi conosce sa che cerco la concretezza della fede. Tuttavia, quell’immagine del diavoletto che rompeva le scatole a Gesù durante la sua ultima cena è rimasta impressa anche a me. Non riesco a trovare dei segni ma mi piace pensare che questa immagine sia il simbolo di una delle tante tentazioni che Gesù ha subito nella sua vita. Il diavolo sicuramente non voleva che il Signore istituisse il sacramento dell’Eucarestia, immaginava che quel pane e quel vino (simboli del corpo e del sangue di Cristo che dopo qualche ora da quei fatti sarebbero stati donati nel vero senso della parola) sarebbero diventati la salvezza e la speranza per gli uomini. L’offerta di Gesù, quindi, non poteva passare inosservata all’eterno tentatore, il quale non lascia tranquillo nemmeno il Signore della vita. L’ha sempre tentato. I Vangeli ci raccontano l’episodio delle tentazioni nel deserto ma chissà quante altre occasioni hanno tentato Gesù.

sabato 20 aprile 2013

"Nessuno vive solo per se stessi"


“Nessuno vive solo per se stessi” nella lettera ai Romani si legge questa frase al versetto 7 del capitolo 14. Questa mattina mi sono imbattuto in questa parte della lettera e mi sono soffermato. Mi sono reso conto che questa proposizione è, oggi, in Italia, attualissima. Queste parole potrebbero essere un monito, un’indicazione per i nostri parlamentari, per coloro che (in queste ore lo abbiamo visto con quello che è accaduto in Parlamento con l’elezione del Presidente della Repubblica) non riescono a perdere alcune delle proprie convinzioni per il bene comune. Perché fare questo? Semplicemente perché il bene comune è una cosa che appartiene a tutti e non solo alla propria schiera di adepti politici. La nostra classe politica, quella che abbiamo votato nelle scorse elezioni, non è capace di mettere da parte i propri interessi (spesso poco politici) per raggiungere questo obiettivo.

giovedì 18 aprile 2013

La volontà si salvarsi


Qual è la via della salvezza? La risposta per noi cristiani è molto semplice: la salvezza ci è indicata da Dio e la possiamo scoprire solo seguendoLo.
Dio ci salva nonostante le nostre schifezze, nonostante siamo delle “monnezze”. Tuttavia, ci salva solo se noi lo vogliamo.
In Isaia 25, 11-12 è scritto:

Ma voi, che avete abbandonato il Signore,

dimentichi del mio santo monte,

che preparate una tavola per Gad
e riempite per Menì la coppa di vino,


io vi destino alla spada;

tutti vi curverete alla strage,

perché ho chiamato e non avete risposto;

ho parlato e non avete udito.

Avete fatto ciò che è male ai miei occhi,

ciò che mi dispiace avete scelto”.

Queste parole di condanna sono solo per coloro che non riconoscono l'opera di Dio o che si sono allontanati da Lui. In qualche modo (mi rendo conto che forse è un po’ azzardato) questi due versetti sono legati alle beatitudini. Infatti, non è Dio che ci regala le beatitudini ma siamo noi che le troviamo se seguiamo quello che Dio, il quale ci ha da sempre amati e pensati, ci chiede di fare. Nello stesso modo non è Dio che ci manda delle condanne, siamo noi che le cerchiamo (e le troviamo).
Spesso, a queste condanne divine vengono associate le catastrofi che viviamo (personali, naturali, malattie, guerre). Come se fossero mandate da Dio per punirci, per farci sentire soli e abbandonati. Non è così. Il male peggiore non è la catastrofe in se ma il non sentire la presenza di Dio in questi momenti di desolazione. Stiamo male perché non vediamo e non ascoltiamo Dio. In queste cose lui è presente e vuole starci accanto. Siamo noi che dobbiamo aprire gli occhi, le orecchie e soprattutto il cuore. 
In queste situazioni di desolazione noi percepiamo un dolore forte ma questo diventa tenue per coloro che hanno risposto alla chiamata di Dio con una conversione, con un pentimento dei peccati o per coloro che non lasciano la Sua via perché preferiscono alcune più facili.

lunedì 15 aprile 2013

Pedofilia, Chiesa e giornalisti omertosi

Sono passati tre anni da quando ho scritto questo commento. Il mio pensiero non è cambiato.


"Chiedo scusa se mi dilungo un poco ma devo dire la mia sul "caso" della pedofilia che sta sconvolgendo la Chiesa Cattolica in questo periodo. Devo fare uno sfogo e cercherò di essere anche obiettivo. Sono arrabbiato in questo periodo e questa mia rabbia è dovuta fondamentalmente a due motivi.

Il primo di questi è un accanimento mediatico sulla Chiesa su questo caso. Il secondo è una mancata presa di posizione di noi cattolici in difesa della nostra Chiesa. Con calma cercherò di rendervi partecipi di questo mio malessere.
In questi giorni tutti i media nazionali stanno operando meschinamente (si salvano solo poche testate tra cui cito il Corriere della Sera) dando informazioni a "senso unico", non tenendo in considerazione il problema reale, non considerando neanche il dolore delle vittime ma solo, forse, al numero di copie da vendere o a quello di spettatori da fare.
"Il fatto è questo statemi a sentire": diversi uomini di Chiesa (perchè di uomini si tratta, uomini come lo siamo noi) hanno sbagliato, sono caduti in errore abusando sessualmente di bambini, di ragazzi. Un atto da condannare senza se e senza ma. Un atto che mi fa rabbrividire a prescindere da chi lo compie.

giovedì 11 aprile 2013

Il cammino comunitario


Qualche giorno fa mi sono trovato a scrivere una riflessione sul perno della nostra vita cristiana: la preghiera quale unico mezzo per contattare Dio. Stavolta vorrei concentrare l’attenzione su un altro perno della vita cristiana: il cammino comunitario. Intendo con questo termine l’agire non da soli, il camminare insieme ai nostri fratelli. La comunità cristiana ha senso, infatti, solo nel momento che si fa da accompagnatrice alle azioni del singolo. La comunità agisce come uno specchio nel quale ci si rende conto delle opere buone o non buone commesse dal singolo. La comunità non vuole essere (e non deve essere) un controllore delle nostre azioni ma lo strumento principale di confronto.
Sono tanti gli esempi nelle scritture dove viene messo in evidenza l’importanza della comunità nella cristianità. Già nell’Antico Testamento, nel racconto della creazione, per ben due volte si mette in evidenza che l'uomo non è stato creato da solo ma avuto una compagnia. Più avanti si nota che le vicende del popolo eletto sono incentrate sulla comunità. È l’intera comunità che si sposta verso l’Egitto ed è la stessa comunità che, liberata, torna nella Terra Promessa. Non solo. Per quanto riguarda il non agire da soli, sempre nell’AT, possiamo notare come era usuale il ricorrere al consiglio dei profeti da parte dei sovrani d’Israele. Quei loro fratelli più saggi, con i loro consigli, erano l’oracolo della volontà di Dio. Da soli non possiamo capirLa, abbiamo bisogno degli altri.

martedì 9 aprile 2013

Partecipazione digitale



Shirky nel suo libro Surplus cognitivo parla di come la vita sociale nel ventesimo secolo crea un’atomizzazione che ci spinge lontani dalla “cultura partecipativa” (Shirky, pag. 19) e una delle cause di questa atomizzazione è da ricercare all’interno delle innovazioni tecnologiche. Dalla televisione ai new-media .
Paradossalmente sono proprio le tecnologie digitali (le stesse che provocherebbero questa atomizzazione) a porre una sorta di rimedio ad un processo di individualizzazione che le vuole vedere protagoniste. Un processo che nasce prima dell’inizio dell’era digitale (Pecchinenda, Homunculus, pag. 1-90).
Ma cosa significa veramente partecipare? Se il concetto si limita solo ad una partecipazione fisica allora Shirky ha ragione. I nuovi media ci rinchiudono nelle nostre nicchie. Per partecipazione, però, s’intende anche il “prendere parte in misura più o meno intensa e regolare alle attività caratteristiche di un gruppo, di un’associazione” (cit. Gallino, Dizionario di Sociologia). In questo senso notiamo che i nuovi media hanno rifondato questa partecipazione e fatte nascerne anche di nuove. Un esempio banale è la partita di calcio vista sulla poltrona di casa. Fisicamente non si è allo stadio ma non possiamo dire che non si sta partecipando a quell’evento. Si è semplicemente creata una nuova forma di partecipazione che non prevede necessariamente una compresenza fisica dei partecipanti.
Lo stesso vale anche per le dinamiche della rete.

sabato 6 aprile 2013

La Preghiera


Un credente moderno deve rinsaldare alcune cose per ritenersi tale. È questa la teoria di base di Carlo Carretto del suo libro “Il Dio che viene” un libro scritto negli anni Sessanta ma che trovo terribilmente attuale. Non mi sembra il caso di elencarle tutte ma vorrei soffermarmi su solo una di queste che poi è quella su cui si sofferma di più. Quella della preghiera.
La nostra modernità (alcuni la definiscono post-modernità ma a me non piace questo termine) vive un continuo cambiamento, i ritmi crescono, le tecnologie (fortunatamente) raggiungono sempre scoperte nuove facendoci progredire. La nostra società possiamo finalmente dire che ha raggiunto un livello avanzato, un livello dove, però, diventa difficile fermarsi un attimo. Dove i rapporti rischiano di diventare più flebili e fugaci. Forse ci possiamo rendere conto che siamo circondati di persone, ma quante di queste possiamo ritenere amici veri, sinceri?

giovedì 4 aprile 2013

Quella notte a Tor Vergata non c'ero



Quella notte a Tor Vergata io non c’ero. Quella notte ero nella mia casa al mare con la mia famiglia e guardavo in televisione tutti quei giovani che si erano riuniti a Roma per incontrare il Beato Giovanni Paolo II. Li osservavo con un misto di invidia e compassione. Io ero al mare e mai avrei rinunciato ai miei due mesi di vacanza. Certo, le suore del mio quartiere mi avevano invitato ma avevo rifiutato.
Avevo 17 anni e vivevo il mio essere cristiano andando la domenica alla messa e frequentando il coro (anche se stonato). La mia pratica cristiana si fermava con queste due cose e mi bastavano. Ero nel pieno della mia crisi adolescenziale e non capivo che vivere da cristiano fosse qualcosa di concreto e non astratto.

martedì 2 aprile 2013

La situazione egiziana e i timori occidentali



Due anni fa scrissi questo articoletto. Mi hanno attaccato e deriso ma si è rivelato quasi premonitore. Dopo due anni posso dire che avevo quasi ragione.

"C’è il popolo di uno stato di prevalenza islamico che, governato da un despota, decide di ribellarsi, di cancellare per sempre anni di tirannia, abusi ed esili. Tutta la popolazione si mette insieme e lotta contro l’oppressione del tiranno che scappa dalla propria nazione lasciando il posto a coloro che anelano ad una democratizzazione. Poi…
poi se pensiamo all’Egitto è giusto affermare che non possiamo sapere come andrà a finire. Ma in queste poche righe non sto descrivendo il caso tunisino o quello egiziano ma quello iraniano del 1978 quando persone appartenenti a movimenti politici (in prevalenza movimenti di origine marxista) e religiosi (la maggioranza di origine islamista), che da sempre erano duri oppositori dello Scià Pahlavi, si unirono contro il desposta iraniano riuscendo a cacciarlo e a dar la via libera ad un nuovo regime dittatoriale.

lunedì 1 aprile 2013

Santa Monica. Esempio per le donne


Santa Monica - Gozzoli
Vorrei parlare di un libro che ho letto da poco. Un libro che, nonostante non sia una narrativa, riesce a coinvolgere il lettore. Questo libro racconta la storia di una donna che ha saputo vivere in pieno il suo essere cristiana. Una donna che con la preghiera e le lacrime riuscì ad ottenere quello che desiderava (e anche di più): la conversione del figlio.
Questa donna è Santa Monnica (Monica) e il libro si intitola Monnica mia madre. Biografia critica della madre di Agostino. L’autrice del testo, quando ci siamo conosciuti per caso su un treno che da Napoli andava a Roma, mi ha detto che il suo libro (che nasce come tesi) è sorto come sfogo verso coloro che hanno criticato negativamente e sottovalutano la figura di questa santa. Suor Giulietta Saginario, religiosa delle Figlie di S. Maria della Provvidenza – Opera Don Guanella, ha eseguito una ricerca accurata e approfondita sul rapporto tra questa grande madre e questo grande figlio e lo fa aiutandosi, soprattutto con le Confessioni.
Il libro inizia con la descrizione del contesto storico, sociale e geografico nel quale questi due immensi personaggi sono vissuti. La seconda parte del libro, invece, analizza nel dettaglio il rapporto tra Monnica e Agostino dividendo in quattro periodi le vicende che hanno caratterizzato la vita dei due santi e lo fa prendendo come esempio una pianta che cresce. Il primo periodo, infatti, è stato definito “della semina” o del primo germoglio. È il periodo in cui Monnica alleva il figlio piantando in lui i semi di un cristianesimo che in lei è incarnato in modo eccezionale.