domenica 29 settembre 2013

Inverno agostano


Sorrisi vengono in mente,
allegri e gioiosi,
ormai passati nel tempo vissuto.
Tempo passato
resta un dolce ricordo
resta allegra esperienza
resta ricordo di vita.
In giorni lontani
intesi cose diverse,
capii cose di vita
sante nel pensiero
tenere nel cuore.
Insieme camminiamo
da quei giorni di inverno agostano.

mercoledì 25 settembre 2013

Castità: dono per la vita


Qualche giorno fa mi sono trovato a scrivere della castità come dono d'amore. Rileggendo quelle righe mi sono reso conto che alcuni punti potrebbero non essere chiari o che potrebbero sorgere dubbi su quello che ho scritto. Anzi, se devo essere sincero, alcuni dubbi sono sorti a me per primo. Quello che scrivo sul mio blog sono appunti che prendo principalmente per me stesso e che mi piace condividere.
La domanda che mi sono posto dopo aver letto per l'ennesima volta il mio post precedente è stata: ma se io e la mia fidanzata ci vogliamo bene, il nostro amore è sincero e puro perché non aprire il nostro amore ad un'esperienza sessuale attiva? Cosa c'è di male nel farlo soprattutto ora che andiamo incontro al matrimonio? Perché aspettare il matrimonio?
Giuro che ci ho pensato e ho cercato una risposta valida senza rendermi conto che ce l'avevo dinanzi e che dovevo solo metabolizzarla bene. Innanzitutto nel matrimonio l'unità del corpo degli sposi diventa un segno dell'unione spirituale. Ciò significa che l'unione corporale di un un uomo e la donna, nonostante sia importante e bella, non è una pratica solamente biologica ma riguarda l'intimo della persona umana e si realizza in modo umano “solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte” (C.C.C., 2361), se diventa, cioè, una comunione perpetua.

lunedì 23 settembre 2013

Castità: dono d'amore


Lo so che sto per toccare un tema molto delicato per il quale ci saranno incomprensioni e, probabilmente, delle imprecisioni. Cercherò di essere il più chiaro e possibile e tenterò, già so che lo farò con scarsi risultati, di restare in un ambito laico per scrivere quello che penso sulla castità. Questa riflessione nasce da un confronto che ho avuto con una mia vecchia (non in senso anagrafico, non voglio offendere nessuno) collega universitaria sul tema della castità. La mia collega non capisce come le persone possano vivere la castità e classifica, con una certa forzatura, coloro che vivono la castità e ne esaltano la virtù in tre categorie. Nella prima sarebbero presenti tutti coloro che non riescono ad avere esperienze sessuali. Nella seconda sono presenti coloro che, secondo lei, non sono mai stati oggetto di desiderio di alcuno e che trovano nella castità la propria ragione di essere. Nella terza categoria sono presenti coloro che hanno avuto delle esperienze sessuali pessime e che invece di migliorarsi sono passati dalla parte della “tifoseria” della castità facendo di necessità virtù. La mia vecchia collega, inoltre, non riesce a spiegarsi come si possa avere una padronanza del corpo e a non eccitarsi alla vista di “tette e culi”. Davanti a questa esternazione sono rimasto alquanto perplesso per due motivi: il primo riguarda una sfera personale e l'altro la concezione che si ha del significato della castità. 

giovedì 5 settembre 2013

Il mio amico


Il mio amico non è fortunato come noi. Non cammina, ha bisogno di essere imboccato ed è dipendente in tutto da noi che siamo i suoi amici più grandi: lo laviamo, lo accompagniamo a scuola, lo vestiamo.

Il mio amico sta in carrozzina e non può spingerla da solo. Non ce la fa.

Il mio amico trova nella musica il suo sfogo. Ha una memoria impressionante e un repertorio musicale da fare invidia a iTunes.

Il mio amico mi chiede come sto e cosa ho fatto a casa ogni volta che mi incontra. Il mio amico è educato, ovvero, a modo suo è educato, bisogna solo capirlo.