sabato 31 gennaio 2015

Riflessioni al semaforo

La categoria di persone che più odio sono i prepotenti. Chissà perché questo pensiero mi è venuto stando fermo ad un semaforo. Forse perché è all’ombra di quel regolatore di traffico che i prepotenti si fanno sentire con suoni di clacson o con il mancato rispetto della segnaletica.
Odio i prepotenti. Quelli che sfruttano i più deboli, che sopraffanno coloro che reputano inferiori, diversi nel pensiero, nel fisico, nella mente e nel colore.
Odio i prepotenti. Odio chi mi vuole imporre il suo pensiero come unico; chi mi vuole indottrinare, spesso in maniera subdola, ad una verità che per me non è tale. Odio i prepotenti che desiderano un dialogo con me e che, invece, lo trasformano in un monologo.

lunedì 26 gennaio 2015

Umile sostanza

Pieno di guerrieri è il mondo
persone finte
che si glorificano di opere altrui.
Guerrieri di carta
che non sanno tenere la spada,
scudi di sughero hanno.
Tu combattevi contro di essi
contro chi, dall’alto,
muoveva fili di burattini.
Non eri un don Chisciotte
i tuoi mulini a vento erano dolorosi
e lottavi per loro.
Dame hai salvato
che da strade polverose
hai portato in corti agiate.
Hai visto nascere scudieri
e hai sperato di vederli cavalieri.
Ma un drago ti ha ucciso,
la tua ultima battaglia ti ha stremato.
Hai lottato, lo so,
ma la tua spada ha perso luce
i tuoi colpi sono diventati lenti.
Alla fine hai ceduto.
Io da altra contea tesso questa ode
che posteri non canteranno
perché di umile sostanza tu eri

venerdì 23 gennaio 2015

La speranza della Croce

Ti amo anche se mi costringi a fuggire. Lascio la mia casa, il mio villaggio perché mi odi e non riesco a capire il perché. Il mio Dio mi dice di amarti e lo faccio. Amo gratuitamente la tua diversità, il tuo avere un Dio diverso dal mio. Il mio Dio dice che potrei donare la mia vita, anche per te. Lo faccio, e non voglio rinfacciartelo. Ti amo fratello perso. Ti amo fratello che con quel mitra e con quelle bombe hai ammazzato persone del villaggio vicino. La loro colpa era quella di appartenere a Cristo. 
Ti amo anche se mi costringi a spiegare ai miei figli perché dovranno cambiare scuola, che dovranno giocare con i loro amici in un campo profughi. Con i loro sguardi sinceri e innocenti non capiscono, ma sembrano dire che mi seguirebbero ovunque perché si fidano di me che sono il padre, sanno che non li manderei a morire come hai fatto tu con i tuoi bambini.

mercoledì 21 gennaio 2015

Famiglia d'amare


Che cosa è la famiglia? Questa domanda mi gira nel cervello da qualche giorno. Sarà stata la verza non digerita o il convegno sulla famiglia che si è svolto a Milano sabato scorso. Sarà che faccio parte di una famiglia da quando sono nato e che da qualche mese ne ho una mia. Non so, ma ho cercato di darmi una risposta.
La famiglia è amore. Per formare una famiglia la cosa essenziale è che ci sia amore. Affermazione condivisibile ma non esaustiva. Se l’amore non ci fosse non riusciremmo a sopravvivere nemmeno un giorno nella convivenza familiare, questo nessuno lo mette in dubbio. Tuttavia, l’amore da solo non basta. 
La famiglia è comunione. Se l’amore da solo non basta è perché senza condivisione non ha senso di esistere. Come potrei amare i componenti della mia famiglia se non desidero essere uno con loro? La famiglia è comunione perché se non voglio condividere con i miei familiari la mia vita, donandola quando vengo chiamato a farlo, l’amore sul quale è costruita è finto e finisce presto.

lunedì 19 gennaio 2015

Calvo perché salvo


Del mio essere calvo ne ho fatto una ragione di vita. Non voglio nasconderlo e a tutti quelli che mi chiedono il perché continuo a rasarmi i capelli facendo notare di più la pelata (che poi non è vero perché si nota di più con i capelli più lunghi) rispondo: “ormai c’è e si deve vedere”. L’altro giorno, parlando con amici, ho detto di essere sicuro di conoscere il motivo della mia calvizie. Credo di essere calvo perché sono salvo. Ho detto ai miei amici che Dio mi ha preso per i capelli più volte nella mia vita. 
Sinceramente non credo che siamo esenti da momenti di debolezza, di sconforto, di dolore. Non credo che a tutti le cose vadano sempre bene. Se c’è qualcuno che afferma questo lo guardo sempre con sospetto e, spesso, quando lo conosco meglio mi accorgo che c’è uno sconforto molto profondo. Come per tutti gli uomini non mi è andata sempre liscia. Nella mia vita sono stato triste, dolorante, sono caduto e mi sono rialzato. Riesco a ricordare ogni momento di debolezza e riesco a ricordare come, concretamente, Dio mi abbia preso ogni volta per i capelli e mi abbia salvato. Riesco a dare dei volti a questi momenti di salvezza.

venerdì 16 gennaio 2015

Un pugno per la madre


Mi duole dirlo ma il Papa ha ragione. Come lui anche io sono contrario ad ogni forma di violenza. Non mi reputo un uomo violento ma nemmeno un uomo pacifico. Sono convinto che nulla deve giustificare un atto violento. Anzi, non proprio nulla. Infatti, se la violenza serve ad abbattere regimi o situazioni in cui è limitata la libertà democratica di qualcuno allora alzo le mani. Mi sforzo ogni giorno ad essere un portatore di pace e, se devo essere sincero, non ci riesco quasi mai. Probabilmente devo lavorare di più su questa beatitudine. 
Sin da piccolo, ricordo, sono sempre stato il classico ragazzino preso di mira dal bullo di turno. Se devo fare il conto di tutti gli schiaffi che prendevo potrei stare fermo per ore. Ricordo che difficilmente reagivo e non perché stoicamente voltavo l’altra guancia. Ero convinto che la violenza porta solo altra violenza. Alle elementari, per esempio, c’era un ragazzo che mi ossessionava, tornavo quasi ogni giorno a casa dispiaciuto del suo comportamento, sapevo che non facevo nulla di male nei suoi confronti e non mi capacitavo del motivo del suo disprezzo violento. La soluzione a quella situazione la trovò mia madre: “B. (non scrivo il nome) ti dice parolacce, e ti da gli schiaffi? Noi gli portiamo un regalo”. Ricordo che gli regalammo una scatola di macchinine e ricordo la sua faccia stupita da quel gesto. I suoi occhi sembravano dire “un regalo a me che ti tratto sempre male?”. Non so se fu la potenza di quel gesto di amore di mia madre ma da quel giorno B. si comportò bene con me. Iniziò a provare affetto per me. Il giorno del funerale di mia madre mi disse: “ricordo ancora le macchinine”. Non siamo mai stati amici perché apparteniamo a due mondi diversi, ma ogni volta che lo incontro per le strade del mio quartiere napoletano (da quando vivo a Roma capita raramente per ovvi motivi geografici) è sempre una festa.

mercoledì 14 gennaio 2015

Cattivi maestri

Come definire chi abusa del corpo di un bambino? Come definire chi si macchia del peccato peggiore? Cristo è stato molto categorico su chi crea scandalo ai più piccoli: “meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da mulo” (Mt 18,6). 
Come definire chi costringe i bambini a lavorare invece di giocare? Chi ruba la loro innocenza facendoli fare i grandi piuttosto che i piccoli? "Meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un mulo".
Come definire chi imbottisce di tritolo una bambina e la manda a farsi esplodere tra la gente? Chi ha tradito questa fanciulla, la sua innocenza, magari facendole credere che quello che faceva era un gioco? Anche a questi dico “meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da mulo".