venerdì 23 gennaio 2015

La speranza della Croce

Ti amo anche se mi costringi a fuggire. Lascio la mia casa, il mio villaggio perché mi odi e non riesco a capire il perché. Il mio Dio mi dice di amarti e lo faccio. Amo gratuitamente la tua diversità, il tuo avere un Dio diverso dal mio. Il mio Dio dice che potrei donare la mia vita, anche per te. Lo faccio, e non voglio rinfacciartelo. Ti amo fratello perso. Ti amo fratello che con quel mitra e con quelle bombe hai ammazzato persone del villaggio vicino. La loro colpa era quella di appartenere a Cristo. 
Ti amo anche se mi costringi a spiegare ai miei figli perché dovranno cambiare scuola, che dovranno giocare con i loro amici in un campo profughi. Con i loro sguardi sinceri e innocenti non capiscono, ma sembrano dire che mi seguirebbero ovunque perché si fidano di me che sono il padre, sanno che non li manderei a morire come hai fatto tu con i tuoi bambini.
Ti amo anche se hai costretto le donne del mio villaggio a scappare perché avevano paura che se fossi arrivato, insieme ai tuoi “amici” avreste approfittato di loro. Ora sono contente di cucinare nei grossi pentolini che al campo profughi ci hanno dato, sono contente perché il nostro Dio ci ha detto che il regno dei cieli sarà di noi perseguitati. Noi vorremmo ora il regno dei cieli, lo vorremmo su questa terra, nel nostro villaggio ma tu hai deciso che non devo essere sereno.
Ti amo anche se costringi il mio viso ad essere graffiato dalle lacrime. Sono lacrime salate, sofferenti. Non sono lacrime dolci. Non sono lacrime di gioia… di cosa dovrei gioire? Io non sono uno stolto, non sono uno stupido che aspetta la propria morte. Ho paura e non vorrei che questa arrivi presto ma guardo quella croce sulla cappella che poi hai bruciato. Il mio Dio non si è tirato indietro quando, per salvarmi, è dovuto morire.

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