giovedì 16 aprile 2015

Caro amico dialogante

Caro amico dialogante,
ti scrivo per chiederti consiglio. Te lo chiedo con il cuore in mano e con la mente aperta. Giuro che non ti annoierò, scriverò solo qualche riga, solo due quesiti, di natura diversa, che da un po’ di tempo volevo porti. Perdonami se te li pongo qui e se li metto insieme ma ti prego di prendermi in considerazione e rispondermi.
Mi spieghi come si può dialogare con chi mi vuole morto perché sono cristiano? Con chi vuole ammazzarmi perché ho un credo diverso dal suo? Tu mi dici di porgere l’altra guancia a chi mi vorrebbe staccare la testa dal collo. Ti chiedo di rassicurarmi che il dialogo che cerchi con loro è sui temi della pace e del rispetto e che nella libertà del dialogo posso anche oppormi chi mi vuole uccidere.
Spiegami come si può dialogare con chi mi vorrebbe far tacere, mettermi un bavaglio ed escludermi da ogni istituzione civile solo perché non sono d’accordo con i suoi falsi miti di progresso; con chi si ottura le orecchie alle mie parole e non vuole cercare nemmeno un confronto con me; con chi vuole cambiare il significato della famiglia, annullare la differenza tra uomo e donne e mettere in atto pratiche che noi (io e te) troviamo eticamente preoccupanti. Non dico che dobbiamo andare d’accordo ma almeno non mi facciano tacere definendomi con qualità che non mi caratterizzano. Ti prego, rassicurami che nel dialogo libero e aperto non devo, per forza, essere d’accordo con quello che dicono costoro; che non devo annullarmi del tutto; che non devo mettere in secondo piano quei valori che per me sono fondamentali.
Caro amico dialogante, se puoi rispondimi, fammi capire che, nonostante tutto, viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Sempre uno
Giovanni

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