venerdì 3 aprile 2015

Venerdì Santo: contro i deliri di onnipotenza


Ci sono momenti, nella vita, in cui si è in difficoltà, in cui sembra non ci sia una via d’uscita. Sono i momenti della “croce”. A chi non è capitato? Io li ricordo tutti: la morte di mia madre, la diagnosi della Sclerosi Multipla e anche alcuni meno gravi. Sarà che sono ancora relativamente giovane e, quindi, questi momenti sono stati pochi. Li ricordo benissimo e rammento anche il modo con il quale volevo affrontarli: da solo.
Il problema fondamentale è che, spesso, siamo sopraffatti da un delirio di onnipotenza, una forma di egoismo che ci spinge a credere che possiamo affrontare le cose da soli. Errore gravissimo! Noi non siamo fatti per essere soli, non siamo stati creati per affrontare le nostre difficoltà da soli, Dio non vuole che le nostre croci siano portate con le nostre sole forze. Anche Gesù, ad un certo punto, ha avuto bisogno di un certo Simone di Cirene per portare la sua croce. Quindi, se Gesù ha accettato un aiuto, perché dovremmo negarci questo “sollievo”? Il cammino è lungo, la croce è pesante ma il buon Dio ci mette sempre accanto un fratello che è disposto ad accompagnarci, ad alleggerire il peso degli eventi di dolore che ci capitano.
Altre volte può capitare che siamo noi ad essere chiamati ad essere cirenei per gli altri. In quei momenti, a volte (almeno a me capita), il primo pensiero è quello di far finta di non vedere il fratello in difficoltà. Poi, mossi a pietà o costretti in altro modo, ci decidiamo ad aiutarlo. È in quei momenti che ci edifichiamo: dalla costrizione può nascere affezione e carità fraterna. Diventiamo uno con il dolore dell’altro e il fratello aiutato ne giova. Almeno con me ha funzionato quando mi sentivo schiacciare dal peso della croce.

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