venerdì 20 novembre 2015

Il coraggio di vivere

Leggendo Penelope alla guerra, il primo romanzo scritto da Oriana Fallaci, mi sono imbattuto in una pagina che mi ha lasciato riflettere su come sto vivendo dopo i fatti di Parigi.
Giò (Giovanna), la protagonista del libro, incontra a New York, dopo tanti anni, un americano, Richard (Dick), che durante la Seconda Guerra Mondiale fu nascosto dalla sua famiglia. I due si persero di vista ma si rincontrarono, una sera di vent'anni dopo, in un ristorante della Grande Mela. Passarono quella serata in giro per New York e Richard portò Giò sul ferry-boat. È da quel mare "di pece, sotto un cielo di pece, privo di stelle perché le stelle erano ruzzolate sopra la terra, sull'estrema punta dell'isola che si chiama Wall Street" che avviene uno scambio di battute che mi ha lasciato riflettere.

«Guarda, Wall Street sta tremando. Trema sempre col vento.»
«E non cade?»
«Non può cadere. È immortale»

Il libro fu pubblicato nel 1962 e la scrittrice non poteva immaginare che trentanove anni dopo fu proprio quel quartiere a mostrare la sua fragilità. L'11 settembre 2001, infatti, fu per mano di barbari assassini che quei palazzi che toccavano il cielo mostrarono la loro debolezza: il tremore di Wall Street e di Manhattan si trasformò in morte. Il mondo intero si trovò fragile davanti a questi eventi, la stessa fragilità che io sento in questi giorni. Mi rendo conto che sono debole come quei palazzi, che tutto quello che ho costruito può essere distrutto in un soffio. Tuttavia, questo non ferma la mia vita: se questo è, come ha detto Francesco, un "pezzo di guerra mondiale", io lo combatto con il coraggio di vivere. "Meglio accendere una candela che maledire l'oscurità". Meglio non spegnere la gioia di vivere che distruggerci e affliggerci.

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