sabato 2 aprile 2016

Narnia: storia dell'umanità (2)

Come ho scritto nel post di ieri, è il sacrificio di Aslan con la sua morte e resurrezione che sconfigge il male: Narnia e l'umanità vengono salvate dal sacrificio del Giusto; è la sua resurrezione che, sconfiggendo la morte, porta speranza allontanando il male, svelando al mondo la sua natura e dando all'umanità, da quel momento, una nuova chiave di lettura per la propria storia.
Da quel momento la gioia della vera conoscenza di Aslan non può restare nascosta in un campo ma deve fruttare. Per questo motivo i regnanti si spingono fino ai confini del mondo: per portare la giusta legge del leone che li proteggeva. Nello stesso modo le prime comunità cristiane sono nate dalla spinta missionaria degli apostoli, di coloro che hanno conosciuto personalmente Gesù dando alle nascenti comunità una nuova responsabilità: continuare la propria opera evangelizzatrice anche quando loro non ci saranno più. Accade lo stesso a Narnia, il re supremo Peter non sarà presente in tutti i romanzi ma il regno fantastico riesce a portare avanti l'opera di Aslan. Questo, però, porterà a delle incomprensioni con i regni confinanti, in particolare con Calormen, regno che professa la sua fede in Tash. Uno scontro tra culture che ricorda (non vagamente) quello tra l'Occidente con le sue radici cristiane e l'Islam, esotico e conquistatore.
Questo scontro-incontro tra culture, non letto con gli occhi misericordiosi di Aslan, porta alla fine di Narnia descritta nell'ultimo romanzo dell'opera: il sincretismo religioso che dà vita alla leggenda di Tashlan (un Dio nato dall'unione di Tash e Aslan) e la delusione dei narniani (in particolare dei nani) in quelli che approfittavano dell'ingenuità del popolo per imporre una falsa idea di Aslan per distruggere quello di bello creato (coma fa la scimmia  nell'ultimo romanzo della saga: L'ultima battaglia), sono preludio di un ateismo diffuso che porta a dimenticare le proprie radici facendo allontanare i narniani dalla vera fede e facendogli perdere la speranza. Lo stesso monito che troviamo in Sapienza 14,22-31. A causa di questi eventi, una vita corrotta nasce nel regno di Narnia ma solo la fede in Aslan fa scoprire le proprie radici e la propria salvezza che arriva a tutti quelli che vogliono essere salvati. Infatti, la salvezza non arriva ai nani che, resi ciechi dall'ateismo, non vedono le bellezze donate dal figlio dell'imperatore d'oltreoceano, non vedono le "terre nuove e i cieli nuovi" dove il leone Aslan ha condotto chi lo ha seguito nella fede. Un monito per noi che viviamo in una società secolarizzata, staccata da Dio dove l'uomo crede di poter fare sempre di testa propria e senza dar conto al suo Creatore.

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