martedì 30 agosto 2016

Nell'Amore c'è la Verità

C'è una frase che mi risuona in mente dagli anni dell'università che mi ripetevano i miei colleghi universitari (soprattutto quelli che si ritenevano lontani dalla fede) per il gusto di provocarmi. Essi mi dicevano che Sant'Agostino disse "ama e fa ciò che vuoi" dando a questa frase un significato giustificatorio ad ogni atteggiamento e scelta di vita.
Oggi come allora continuo a far notare che il santo vescovo di Ippona non voleva dare giustificazioni a tutti gli atti che ci passano per la mente perché "basta che c'è l'amore".  Questa frase, infatti, andrebbe contestualizzata nel brano dell'omelia dalla quale è tratta: "Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene”. Tuttavia, sappiamo benissimo chi è il nostro amore: Dio. Egli, infatti, è nostro amore ed è il Lui che noi troviamo consolazione e, quindi, ispirazione per le nostre azioni. L'amore che intende Agostino non è, dunque, giustificazione ma faro che non deve farci perdere di vista le virtù descritte nelle parole di verità contenute nelle sacre Scritture. In questo modo faremo le cose secondo amore. In questo modo saremo salvi. In questo modo avremo in dono la vita eterna perché ne avremo posto le fondamenta su questa terra.

lunedì 29 agosto 2016

Da aratori a buoi

Ieri ho scritto del fatto che il lavoro nobilita perché è tramite esso che l'uomo può raggiungere la sua dignità tramite uno stato di vita autonomo e indipendente. È tramite il lavoro che l'uomo è degno di attingere alle bellezze e alla vita che Dio vuole donarci. Ho ricordato che San Paolo ci ha detto che "chi non vuole lavorare neppure mangi" (2TS 3,10).
Tuttavia, come qualcuno mi ha fatto notare, il lavoro rischia di farci diventare delle bestie. Esso, infatti, non può essere l'unica nostra ragione di vita. Questo è un peccato contro Dio. Gesù ci ricorda che "non si può servire Dio e Mammona" (Mt 6,24). Vivere solo per il lavoro ci trasforma in esseri che non sono in grado di amare. Quante famiglie sfasciate perché il lavoro viene messo al primo posto rispetto al marito o alla moglie (per non parlare del rischio di trascurare i figli). Quante famiglie distrutte perché spesso non si lavora per vivere ma per sopravvivere. Quante amicizie non coltivate e quanti bisogni di altri non visti perché "ho da lavorare".

domenica 28 agosto 2016

Il lavoro nobilita

Credo, e non per pura e cieca fede, che fare lavori in casa porta giovamento alla nostra vita (oltre che alle proprie tasche). Lo scrivo perché in questi giorni, dopo quasi due anni di abbandono, insieme a mio suocero, ho dato un senso al mio terrazzino di casa. Finalmente, da quando sono sposato con Angelica, è vivibile anche questo lato della casa e, se devo essere sincero, sono orgoglioso di me stesso (me la suono e me la canto).
Sono orgoglioso perché ho visto trasformare questo ambiente dell'appartamento da deposito di mattonelle e altre cianfrusaglie a luogo di cena e cura delle piante; dove poter leggere (e perché no, pregare) con tranquillità. Sono contento di questo perché so che questo cambiamento viene dal mio sudore, perché l'ho visto evolversi.

giovedì 25 agosto 2016

Evoluzione dello sciacallo

Non so come funziona nelle altre parti del mondo ma in Italia, ogni volta che avviene una tragedia per la quale l'unica cosa che possiamo (e dobbiamo) fare è stringerci intorno alle persone colpite e trovare dei modi concreti per aiutarle, subentra uno strano essere mitologico metà essere umano e metà stronzo (non mi piace essere volgare sul mio blog ma non mi viene in mente altro aggettivo): lo sciacallo.
Fino a qualche decennio fa, con la parola sciacallo, si soleva descrivere colui (o colei, le donne non sono esenti) che in caso di calamità naturali (terremoti, alluvioni, incendi, ecc.)  o in situazioni di guerra (o guerriglia) approfittava del disordine per un proprio tornaconto: rubare nelle abitazioni o negozi ormai distrutti. Con il tempo a questo termine è stato aggiunto un ulteriore significato: sciacallo è colui (o sempre colei) che il proprio tornaconto lo aveva non solo più rubando materialmente nelle case altrui ma depredando i fondi stanziati per una determinata calamità. In questo nuovo caso non sono presenti solo i politici, burocrati corrotti ma anche associazioni umanitarie e semplici cittadini che vedono in una tragedia una fonte di guadagno a scapito della popolazione.

sabato 20 agosto 2016

I cattivi restano cattivi?

Lasciamo stare che il film della Warner Bros targato DC Comics mostra dei cattivi che alla fine non sono così cattivi, vorrei soffermarmi su due cose che mi sono venute in mente mentre guardavo Suicide Squad.
La prima è che per far cambiare qualcuno, convertirlo ad un atteggiamento più umano, restando nel tema del film, far fare cose da eroi ai cattivi, c'è bisogno di una spinta iniziale. Gli strani eroi del film hanno un chip nel collo che alla più piccola disobbedienza li fa esplodere. Sono del parere che la coercizione non è sempre un metodo corretto (anche se in alcuni casi specifici potrei fare un'eccezione) quindi non la auspico. Quello che voglio dire è che, nel film, se i cattivi sono tali resteranno tali se non gli dai un obiettivo. Non volevo entrare nel religioso ma alla fine cedo. Dio ha per tutti noi un progetto di redenzione al quale possiamo aderire o meno. Può capitare che noi da quel progetto deviamo e può capitare che Dio con delle bastonature che manco immaginiamo vuole portarci sulla retta via. Naturalmente ci lascia la libertà di scegliere ma intanto una seconda opportunità ce la da. Quindi, tornando al discorso iniziale, per cambiare ci vuole una spinta ma questa non può essere coercitiva ma deve lasciare libera altrimenti non c'è conversione.

venerdì 19 agosto 2016

Amore di mamma, Amore di Dio

Nei giorni della scorsa settimana che ho passato a Napoli a casa di mio padre mi è tornato in mente un episodio. Il mio quartiere, Chiaiano, negli ultimi anni, è diventato famoso per la discarica che una decina di anni fa fu aperta all'interno del territorio del quartiere. Ci furono manifestazioni, scontri. In quei giorni alcune strade sembravano scenari di guerra. Tuttavia, non è questo l'episodio che voglio raccontare. 
Qualche anno prima (credo sia stato il 2001) mia madre era ancora viva. In quel periodo, era il mese di maggio, si iniziava a parlare di discarica a Chiaiano e alcune associazioni organizzarono un corteo che voleva simulare il funerale del quartiere.
Fui coinvolto anche io in questa finta processione funebre. Mi misero un vestito lungo bianco e un cappuccio,  in poche parole sembravo un appartenente del Ku Klux Klan. Passammo per la strada in cui affaccia il mio terrazzo e lì c'era mia madre. Incredibile, mi aveva riconosciuto. Coperto, incappucciato e mi aveva riconosciuto esclamando, con un sorriso, dal nostro terrazzo: "Staje sempre mmiezo! (Stai sempre in mezzo!). In poche parole mi aveva riconosciuto.