domenica 25 settembre 2016

I babbà di Dio

"Haje voglia 'e mettere rum, chi nasce strunz' un po' addivintà babbà". Questo è un proverbio della tradizione napoletana, è la versione un po' volgare di "chi nasce tondo non muore quadro" e rispecchia in pieno la dinamica pregiudiziale degli uomini. In effetti, spesso è vero, i difetti che abbiamo non si cancellano, si possono limare, addolcirli ma mai eliminare (anzi, credo fermamente che con l'età questi peggiorino). Tuttavia, se per noi uomini vale questa logica per Dio non è così e, per spiegarmi meglio, continuo ad usare la metafora del babbà (do per scontato che tutti sappiano cosa sia, se non fosse così rischiate la scomunica e potreste bruciare all'inferno per aver peccato di blasfemia).
Questo dolce della tradizione partenopea ha una lavorazione molto lunga, una persona che conosco dice che quando lo si prepara ci si deve dedicare solo ad esso. Lei dice: "non è il babbà che deve venire appresso a te, sei tu che devi andare appresso a isso". In effetti, il babbà va infornato quando "decide lui" di essere infornato perché non ha un vero e proprio tempo di lievitazione ma è chi lo prepara che deve rendersi conto di quando è il momento giusto per passare alle fasi successive. Un po' come fa Dio con noi.
Immaginiamoci di essere dei babbà e che Dio è il pasticciere. Lui rispetta i nostri tempi, la libertà che ci lascia è tanta e Lui, con una pazienza che va oltre a quella certosina, ci aspetta (come il padre misericordioso del figliuol prodigo). Dio ci osserva con attenzione e, quando siamo pronti, ci fa fare i passi che ha pensato per noi. Tuttavia, però, può accadere che questo passo proprio non lo vogliamo fare e il babbà viene male. Quindi? La colpa di chi è? Del pasticciere? No, Dio non ha colpa perché, non dimentichiamo, che la metafora rende fino ad un certo punto. Noi, infatti, non siamo veramente dei babbà e se non lo capiamo vale quello scritto all'inizio: "Haje voglia 'e mettere rum, chi nasce strunz' un po' addivintà babbà".


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