lunedì 5 dicembre 2016

Salvezza e relazioni

L'uomo, fortunatamente, è un essere sociale. Noi, infatti, siamo al mondo per stare in relazione con gli altri. Da soli non troveremo mai la fonte della nostra salvezza. Lo sapevano bene gli apostoli di Gesù che furono mandati in coppia per annunciare il Vangelo; lo sapevano le prime comunità cristiane che, tra persecuzioni e violenze, trovavano forza in quel Cristo che si manifesta nello stare insieme ("Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" - Mt 18,20). La realtà comunitaria, insomma, è uno dei cardini dell'essere cristiani. Certo, ci sono le eccezioni degli eremiti ma, appunto, sono delle eccezioni ma anche alcuni di loro hanno trovato la necessità di riunirsi in comunità.
Tuttavia, questo sentire la comunità è stato messo in discussione dai processi che distinguono l'epoca in cui viviamo:  al centro non c'è più la comunità ma l'individuo e i suoi bisogni (veri, finti o creati da ciò che è esterno ad esso). Questo processo di individualismo che è partito dall'Illuminismo, plagiato dal Positivismo e radicato nell'epoca contemporanea. Per questo motivo credo che noi cristiani abbiamo come vocazione il dover far riscoprire questo senso comunitario, credo che la nostra salvezza dipenda anche da questo. 
Il segreto sta nel tornare a "fare relazione" vera, sincera e dialogante. Senza aver paura di mettersi in discussione, senza aver paura di mostrarsi per quel che si è e per i valori di cui siamo portatori. Perché la verità è che io (individuo generico) non mi salvo perché sono più buono di te ma perché sono più buono insieme a te.

Nessun commento:

Posta un commento