venerdì 9 novembre 2018

Un uomo nuovo

L'incontro con Dio non ci fa restare indifferenti. È, senza dubbio, un evento straordinario che  cambia la vita: da quel momento niente è più come prima. Dio ci permette di guardare le cose con occhi nuovi. Non cancella il nostro passato ma gli da nuovo senso, ci da la possibilità di iniziare da "uomo nuovo" (come ci ricorda San Paolo) la nostra vita.
Ieri, in un post, ho parlato dell'importanza del nome e di quello che rappresenta per la mia storia. Non ho la pretesa di parlare per tutti ma credo che, quello che ho scritto, valga per tanti. Credo che valeva anche per Abram e Simone, Infatti, questi sono due uomini che dal momento  dell'incontro autentico con Dio hanno cambiato radicalmente le loro vite, un cambiamento che si evidenza dalla mutazione divina del loro nome: il Primo patriarca e la pietra sulla quale si fondò la Chiesa divennero Abramo e Pietro. Dio è talmente potente che sconvolge la vita di chi lo incontra al punto che niente più rimane come prima, nemmeno il nome. Ci trasformiamo in quel seme che viene piantato e che morendo cambia la nostra essenza.

giovedì 8 novembre 2018

Il mio nome è la mia storia

Il mio nome ha una storia travagliata. Sono nato il 4 ottobre il giorno di San Francesco. Mio padre, quindi, voleva chiamarmi Francesco. Tuttavia, mia madre, per non offendere il mio nonno paterno che si chiamava Giovanni, convinse mio padre che sarebbe stato giusto chiamarmi come lui e secondo me la scelta fu azzeccata.
Con gli anni, infatti, ho imparato a conoscere il mio nome e ho scoperto che deriva dall'aramaico e significa "Dio misericordioso". Precisamente il nome è composto da due parole Yah, abbreviazione di Yahweh, e hanan che significa "ebbe misericordia". E che misericordia! Mia madre, prima di me, ebbe due aborti spontanei e quando scoprimmo l'etimologia della parola Giovanni mi disse che si sentiva baciata dalla Misericordia. In poche parole ho la misericordia nel nome e spero di esserne sempre un degno testimone.

mercoledì 7 novembre 2018

La Parola

La cerco con lanterna.
Scavo a fondo nel cuore,
scuoio la pelle
mostrando i muscoli
che nei loro filamenti
mostrano la vita che ho perso.
Muovo dei passi
sulla strada della vita.
Sassi vengono scansati
dai miei piedi che, nudi,
affaticano il mio corpo
che stanco vuole arrendersi
ma il cuore non m'abbandona
e io ringrazio Dio
che con la mia vita
mi rende necessario
per l'opera che Lui ha pensato
per me e per gli altri.

lunedì 5 novembre 2018

Libertà maligna

Qualcuno direbbe che la pacchia è finita e forse ha ragione. In questi giorni, infatti, sono stato da solo perché mia moglie doveva sbrigare delle cose al suo paese e io non potendo seguirla sono rimasto a casa da solo. Ho potuto guardare le serie televisive che voglio e i film che mi piacciono senza la preoccupazione che Angelica possa incappare in teste mozzate e cose del genere. Per due sere di seguito ho ordinato del cibo a domicilio dando sfogo alla mia pigrizia. Praticamente ho avuto una veloce e piccola regressione alla vita da single (l'unica cosa che ho salvaguardato è stata la mia igiene personale e quella della casa perché vivere come un maiale in un letamaio non è dignitoso).
Tuttavia, ad un certo punto, mi sono reso conto che ero vicino al "punto di non ritorno", nel senso che la libertà che mi stavo prendendo rischiava di essere pericolosa; che la troppa libertà può portare ad un declino difficilmente recuperabili.
La cosa bella di essere sposato, infatti, è che mia moglie, in qualche modo, riesce a farmi da specchio, a controllarmi (non come un ansioso Grande Fratello). Grazie a mia moglie riesco a commettere meno danni di quelli che potrei fare (e in questo ho un talento naturale); riesco ad evitare alcuni peccatucci che non fanno bene alla mia anima. Ovviamente, spero che la cosa sia reciproca.

sabato 3 novembre 2018

Il tappeto della vita

Daredevil è un personaggio dell'Universo Marvel. Credo che sia uno dei pochi personaggi dei fumetti esplicitamente cattolico (se non l'unico). Alter ego di Matt Murdock, avvocato cieco che di giorno esercita l'attività legale e di notte, grazie alla sua cecità che gli ha permesso di sviluppare in modo esponenziale gli altri sensi diventando abilissimo nell'utilizzo delle arti marziali, si maschera da diavolo e combatte il crimine per le strade di New York.
Ieri, approfittando dell'assenza di mia moglie, ho finito di vedere la terza stagione su questo personaggio e proprio l'ultima puntata mia ha lasciato riflettere. Chi non ha visto ancora la serie stia tranquillo che non spoilero nulla. Lo spoiler dovrebbe essere dichiarato crimine contro l'umanità.
Nell'ultima puntata accade che Matt Murdock parla con suor Maggie (personaggio introdotto in questa terza stagione) sulla crisi vocazionale (non sbaglio se la chiamo così) che ha appena superato dicendo: "i progetti di Dio sono come un bel tappeto e noi lo vediamo soltanto al rovescio... la tragedia di esseri umani. Vediamo i fili tirati e i colori confusi, non notiamo un briciolo della bellezza che ci potrebbe essere rivelata se vedessimo il progetto dall'altra parte come lo vede Dio". È da ieri che ci penso e lo faccio per due motivi.

venerdì 2 novembre 2018

Di beata speranza

Di beata speranza
che un giorno possa ridere
e non piangere come un afflitto.
Di beata speranza
che un giorno possa essere consolato
e di ereditare la terra.
Di beata speranza
di essere saziato
grazie a misericordia trovata.
Di beata speranza
di vedere degnamente il Padre
ed essere chiamato figlio Suo.
Di beata speranza
che la ricompensa sia grande:
essere pienamente del regno dei cieli.
Di beata speranza
che un giorno, con il Figlio dell'uomo,
possa condividere il banchetto eterno.

martedì 12 giugno 2018

Lettera all'anonimo

Caro signor X,
le scrivo con il cuore in mano perché io la incontro tutti i giorni. Ci vediamo quando siamo dal medico e, insieme, ci facciamo compagnia aspettando il nostro rispettivo turno per la visita. La incontro in tangenziale quando la mattina andiamo a lavoro. La incontro a messa la domenica. La leggo sui vari social-network pronto sempre a scrivere cavolate senza verificarne il contenuto. Lei è dappertutto, tutti i luoghi che vivo vedono la sua presenza. Quando non ci incontriamo di persona la vedo in TV magari seduto ad uno scranno del Parlamento o tra i banchi del Governo. Lei è la mia ossessione perché mi fa fare i conti con la mia pochezza e la sua superbia che la spinge a volere sempre l'ultima parola (io gliela concedo perché non vuol dire che lei abbia ragione).

lunedì 28 maggio 2018

Meglio santi che tanti

I numeri lasciamoli ai burocrati, la Chiesa non ne ha bisogno. Quanto ascolto o leggo notizie che evidenziano che i cattolici stanno diminuendo, che, per esempio, Piazza San Pietro sta subendo una diminuzione della presenza dei fedeli (senza tenere presente, in questo caso, del rischio terroristico), mi viene l'orticaria. Quando queste notizie arrivano da frangenti tradizionalisti della fede cattolica, l'orticaria si trasforma in incacchiatura. È proprio necessario contarci? È questo che conta per la salvezza delle anime (le nostre e degli altri)?
La riposta l'ho avuta latro giorno e la voglio condividere con voi. Sto leggendo dei testi scelti di Sant'Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, congregazione missionaria a cui io, da laico, sono associato, e in una lettere a p. Tempier (uno dei suoi primi compagni, forse quello più importante per la storia della congregazione) scrive, il 22 agosto 1817: "Questo spirito di dedizione totale per la gloria di Dio, il servizio della Chiesa e la salvezza delle anime, è lo spirito della nostra Congregazione, piccola è vero, ma che sarà sempre potente nella misura in cui sarà santa. È necessario che i nostri novizi si impregnino di questi pensieri, che li approfondiscano, che li meditino spesso".

venerdì 25 maggio 2018

Riflessioni in tangenziale

Un mio amico, una volta, mi aveva detto che uno dei più grandi atti d'amore è quello di dare la precedenza ad automobilista anche quando egli non ce l'ha. Ed ha ragione. Certo, il mio amico non invita a bloccare un'autostrada per dare la precedenza a tutti quelli che la imboccano ma invita ad avere nel cuore tutti quelli che, anche brevemente, si incontrano.
Per questo motivo, l'altro giorno, avendo a mente questa massima ho dato la precedenza ad uno che, in verità, la precedenza l'aveva conquistata con prepotenza e, dopo una piccola clacsonata, il tizio mi ha chiesto scusa alzando la mano (gesto che possono capire solo gli automobilisti) almeno quattro volte. Si vedeva che il tizio, forse, era mortificato e mi sono rallegrato perché questi sono gesti che mi fanno riconciliare con questo mondo dove tutti vogliono avere per forza ragione.

martedì 22 maggio 2018

Il tempo della preghiera

Ci sono riuscito, anzi, ci sto riuscendo: sto pregando il rosario tutti i giorni. Tuttavia, non scrivo questo breve post per vantarmi di questa cosa (ai più può interessare una cippa lippa) ma per condividere che quando vogliamo trovare il tempo per pregare lo troviamo.
Ho sempre pregato il Rosario ma non con una continuità quotidiana, "non ho tempo e non ce la faccio" era questa la scusa che mi trovavo. Poi, con un fioretto quaresimale nel quale mi sono promesso di pregare la coroncina tutti i giorni, ho visto che il tempo si trovava e non solo nei ritagli di giornata "morti" (tipo mentre guido) o mentre faccio altre cose. Riuscivo a trovare spazi di tempo (basta una ventina di minuti) in cui dedicarmi a questa pratica salvifica. Ecco che trovavo il tempo di sedermi, mettermi comodo e pregare magari togliendo il tempo ad una puntata di una serie TV. Mi sono reso conto che il tempo c'è e c'è sempre stato solo che io non volevo usarlo in questo modo.
Da tempo il fioretto quaresimale è finito (è finito anche il tempo di Pasqua) ma riesco ancora a tenere il ritmo di preghiera giusto. Ho trovato il mio tempo della preghiera in cui posso dedicarmi anima e corpo per recitare le mie cinquanta Ave Maria.

venerdì 4 maggio 2018

Pietra angolare di un palazzo "sgarrupato"

Una volta un sacerdote napoletano, p. Antonio Petrone OMI, disse a un gruppo di ragazzi (naturalmente io ero tra loro) che Dio ci ama anche se siamo "sgarrupati" (non ricordo le parole precise ma il senso era questo). Per chi non conoscesse il napoletano, la parola "sgarrupato" indica un edificio che è in decadenza, malmesso e spesso abbandonato da tutti ma che, tuttavia, resta lì, fermo immobile e cadrebbe solo se qualcuno lo abbattesse.
Quante volte mi sento un palazzo sgarrupato, un edificio rigido e decadente. Nonostante tutto, resto fermo, non crollo, perché Dio mi vuole bene a tal punto da mettere il Figlio come "Pietra Angolare" (Mt 21,23) del palazzo della mia vita; da donarsi come essenza del mio restare in piedi. Se Lui non facesse parte della mia vita credo che crollerei e di me non resterebbe che un rudere. Spero di riuscire a riconoscere sempre questo supporto d'amore nella mia vita per potermi donare, a mia volta, come aiuto per gli altri.

martedì 1 maggio 2018

Giuseppe lavoratore

Ramo dell'albero reale,
luce che splende sui patriarchi.
Sposo della Madre del tuo Creatore
la custodisti in casta volontà.
Nutristi il Figlio di Dio,
lo difendesti da morte certa.
Giustizia ti distingue,
Castità ti rappresenta,
Prudenza ti accompagna,
Obbedienza ti rende fedele.
Nel tuo volto si rispecchia la pazienza,
nell'umile lavoro amasti povertà
e onestà trova in te un porto sicuro.
Per le famiglie in difficoltà sei esempio.
Custode di chi offre anima e corpo
alla causa del Messia.
Non lasci soli i sofferenti e i miseri,
malati e moribondi trovano in te conforto.

domenica 8 aprile 2018

Resurrezione

Da donna scoperta
e creduta da chi in vita ti ha amato,
da chi in Passione ti ha seguito
e, tenendole la mano,
adottò tua Madre come sua.
Da donna scoperta
nuova vita che tale non è.
Incredula realtà
che i cattivi non vedono:
troppo legati alla croce.
Da donna scoperta
le sue lacrime appannano gli occhi
non riconosce la Salvezza
che le apre lo sguardo
chiamandola per nome.
Da donna scoperta
e donata a chi scappa,
a chi per paura non ti riconosce
ma che ti invita ad entrare

sabato 31 marzo 2018

Come bambino

Come bambino
sei coccolato, unto
accarezzato e lavato.
Il tuo corpo è curato da altri.
Come bambino
Tua Madre è lì
e un altro Giuseppe ti accompagna.
Con mano tesa ti adagiano.
Come bambino
su grembo di donna
il tuo corpo riposa
ma di fredda pietra è il tuo giaciglio.
Come bambino
sei nudo
e umana innocenza è con te.
Occhi chiusi ma cuore aperto.
Come bambino
Ti fidi di filiale speranza
di tornare con i tuoi
e ricordare che ci hai redento.

venerdì 30 marzo 2018

Via Crucis

Via della Croce
alla quale sei stato condannato
da chi, codardo, lava le sue mani
che per quiete personale
non vuole addossarsi il tuo dolore.
Via della Croce
percorsa con un peso doloroso:
legno ruvido che trono d'amore sarà.
Cadi una, due, tre volte
e sconosciuto ti lascia riposare.
Via della Croce
dove incroci lo sguardo di chi t'ama:
Madre con il cuore trafitto

giovedì 29 marzo 2018

Ministri di umiltà

Ho tanti amici sacerdoti con i quali ho un rapporto fraterno e di collaborazione nel loro apostolato, mi piace sentirmi parte integrante della loro missione (che in verità è la missione dell'intera Chiesa). 
È proprio per questo motivo che, in questa giornata del Giovedì Santo, il mio pensiero va agli amici sacerdoti. Nella messa in Cena Domini di oggi si ricorda, infatti, l'istituzione dell'Eucarestia e del sacerdozio ministeriale. Gesù, la sera prima di morire, decide di cenare un'ultima volta con i dodici apostoli, ed è in quel momento che insegna loro una grande verità: dedicarsi anima e corpo al servizio delle persone che incontreranno. 
Gesù dice agli apostoli (quindi ai sacerdoti) di ripetere, in quel pane spezzato e in quel vino versato, il sacrificio che di lì a qualche ora si sarebbe compiuto. Non lo fa metaforicamente perché Lui è veramente in quel pane e in quel vino, è sostanzialmente presente. Gesù dice ai suoi apostoli: "Vedete? Mi sono umiliato diventando simile a voi. Ora, ulteriormente, mi sto umiliando diventando pane affinché possa essere presente sempre con voi. Che io sia da esempio affinché vi doniate totalmente agli altri facendovi cibo; affinché vi umiliate per lavare i piedi stanchi di chi ricerca una parola di vita eterna".

domenica 25 marzo 2018

Resurrezione quaresimale

Anche questa Quaresima sta volgendo al termine e mai come quest'anno ho capito una cosa essenziale per la mia vita di cristiano: che questo tempo di conversione conduce sì alla Pasqua ma ne conserva i germogli ogni giorno. 
La Quaresima, infatti, al contrario di quello che pensano tanti (purtroppo anche cristiani), non è solo un tempo triste, un tempo in cui la Pasqua è vista come un traguardo al quale chi si è contriso di più arriverà santificato. La Quaresima nasconde in sé i semi della Pasqua e la fa vivere ogni giorno perché fa tesoro prezioso dell'amore di Dio. Questo tempo ci aiuta a meditare sui nostri peccati, sulle mancanze che abbiamo per arrivare a costruire il Regno di Dio sulla Terra, tuttavia ci regala ogni giorno un granello di speranza e ci insegna a conservarlo e a coltivarlo nei momenti di sconforto perché la Resurrezione è ogni giorno. Il tempo di Quaresima, in fondo, è come l'albero di albicocche che ho di fronte la finestra di casa mia che nonostante il freddo, le gelate e la neve ha continuato a fiorire perché le intemperie non lo hanno fermato e tra un po' sarà pronto a donare i suoi frutti succulenti a chi desidera mangiarne.

martedì 20 marzo 2018

Padre non essendo padre

No, non voglio sminuire il ruolo di un padre. Chi mi conosce, infatti, sa l'importanza che do alla figura paterna e materna nella loro distinzione sessuale e nella loro completezza nei compiti. Chi dice il contrario, eventualmente, non mi conosce. Scrivo questo perché qualcuno ha messo in dubbio questo mio pensiero dopo che ho pubblicato, su Facebook, uno stato in cui ho scritto:

"Hai figli?" "no, non ho figli" "Gli auguri non posso farteli?" "Magari... un giorno..." Poi ho pensato che San Giuseppe, al quale sono devoto, oltre ad essere padre è anche uomo e mi sono detto: "gli auguri li accetto se me li fanno". Buona festa di San Giuseppe a tutti i papà e anche a tutti gli uomini: che lo sposo di Maria possa essere d'esempio per noi maschi.

sabato 17 marzo 2018

La buona battaglia

Paura. Dopo un giorno mi ritrovo a riflettere su questo argomento. Ma cosa è che mi fa paura quando affronto qualcosa? Quando, in particolare, mi ritrovo di fronte ad una tentazione (per esempio)? Sicuramente il timore di non farcela è sempre tanto perché sottovaluto le mie risorse. Ogni volta che mi trovo a combattere contro il Maligno, infatti, credo di non avere la forza di portare avanti la mia "buona battaglia" (2Tm 4,7); ogni volta dimentico, come ho già accennato nel post di ieri, che ho un compagno che lotta la mio fianco e non mi abbandona (anche se dovessi perdere una battaglia). 
La guerra contro il Maligno è lunga ed è fatta di vittorie (grandi o piccole) e di sconfitte ma sono queste ultime ad insegnarmi a non scoraggiarmi e a guardare il nemico negli occhi. In poche parole, sto imparando a non avere timore del Male anche se sembra sopraffarmi, anche se in alcuni momenti ha lui il sopravvento sulla mia vita.

venerdì 16 marzo 2018

La Croce in compagnia

Odio avere paura. Il problema reale è che le mie paure sono tante. Non parlo di paure piccole tipo quella dei topi (in verità mi fanno più schifo che paura) ma di paure più radicate nella mia vita e che possono metterla in pericolo o renderla difficile: malattia e morte (mia e di chi mi sta accanto), solitudine, problemi a lavoro... mi fermo qui.
Queste mie paure mi hanno fermato per molto tempo e il problema reale è stato proprio questo: mi sentivo impantanato in un fango che non esisteva o che avevo creato io. Ho lasciato stare cose che mi piace fare (scrivere, leggere, fotografare) per commiserarmi delle mie inesistenti miserie. Se qualcuno leggerà queste righe che (credetemi) saranno poche può sentirsi autorizzato a chiedersi "che ne ne importa di queste tue cose? Perché scrivi una cosa tanto personali?" e la risposta è semplice: voglio condividere con chi legge da dove ho preso la forza di andare avanti ma l'immagine allegata a questo post, a questo punto, dovrebbe essere esplicativa. Infatti, nel momento peggiore di questo periodo la mia forza l'ho ritrovata nella Croce di Cristo e nella consapevolezza che per tutte le mie croci, grandi o piccole che siano, vere o frutto della mia fantasia, ho in Gesù,  che si concretizza nella mia vita nelle persone che mi vogliono bene e mi accompagnano, un aiuto valido nel portarle. In questo modo sono riuscito a trasformare questo "non posso" (o "non voglio") in "posso e devo"; sono riuscito a trasformare la mia solitudine in compagnia salvifica.

venerdì 16 febbraio 2018

Lettera a Malacoda

Caro Malacoda,
leggo con una certa gioia che il tuo assistito sia stato colto da problemi di salute. La malattia, se usata bene, può portare tante anime al dominio del nostro Padre Laggiù, quindi ti invito a colpire ora con forza. Il nostro Nemico ha riempito la mente degli uomini su come affrontare le malattie, in questi momenti gli ricorda che il Nazareno è morto in croce e resuscitato dopo tre giorni, che le sofferenze possono essere vissute con speranza. Per questo ti consiglio di far leva su due fulcri per accelerare la perdizione del tuo cliente.
Il consiglio che ti do, caro nipote, e di far concentrare la sua attenzione sulla croce. un amico pugliese del nostro Nemico un giorno ricordò alle persone che la Croce è solo una una collocazione provvisoria. Se ti impegni, e non perdi tempo con le tue fantasie intellettuali, potrai far dimenticare al tuo assistito questa grande sconfitta del nostro Padre Laggiù. Fai concentrare la sua attenzione solo sul dolore allontanandolo dai suoi affetti, dalle sue letture e, nel momento di solitudine che proverà nel sentirsi malato e sconfitto, si creerà un vuoto che tu potrai riempire con tutto quello che vuoi: avarizia, lussuria sono solo due esempi di quello che potrai usare per riempire questo vuoto.

mercoledì 17 gennaio 2018

Ester: coraggio e comunità

Le grandi imprese non si fanno da soli ma c'è sempre qualcuno che aiuta a raggiungerle: da soli valiamo una cippa lippa per questo è importante avere una comunità alle spalle che sostenga ogni nostro passo anche solo con la preghiera.
Questo pensiero mi è venuto in mente leggendo il libro di Ester. Infatti, lei chiede aiuto al suo popolo quando si trova in difficoltà; quando il suo sposo, Assuero re di Persia, non la convoca per presentarsi al suo cospetto e, in barba a tutte le regole, lei va dal suo re perché deve chiedergli un favore importante: la salvezza del suo popolo la cui distruzione era stata decretata con l'inganno dal consigliere del re, Amman (ricordiamo che per le leggi persiane se la regina non veniva convocata non poteva presentarsi al cospetto del re).

venerdì 12 gennaio 2018

Dichiarazione d'amore

"Il Calvario è una dichiarazione d'amore", questa frase è stata pronunciata da Terence Hill nella puntata di ieri di Don Matteo, l'ormai famoso prete investigatore della televisione italiana. Non ne sono un fan ma, siccome mia moglie impazzisce per questa serie televisiva (arrivata all'undicesima stagione), ogni tanto mi capita di vederne dei pezzi o, se sono in vena, un'intera puntata. 
Ieri il fato ha voluto che lavorassi fino a tardi, quindi sono arrivato a casa che la puntata stava terminando. Sono arrivato in tempo per ascoltare le parole che ho scritto all'inizio di questo post e ne sono rimasto colpito a tal punto che è da ieri sera che ci penso perché è proprio vero: la strada del Calvario è una dichiarazione d'amore di Gesù per me (e per tutti perché nessuno ne è escluso).

sabato 6 gennaio 2018

Non torneremo da Erode

Non torneremo da Erode. L'avevamo detto, giurato, deciso, scritto sugli striscioni, stampato sulle magliette 13 anni fa a Colonia. 
Il problema è che da Erode ci sono tornata lo stesso centinaia di volte in questi anni. Il problema è che non è sufficiente deciderlo una volta per tutte.
Sono tornata da Erode tutte le volte che ho agito come se non avessi fatto esperienza di Dio nella mia vita. Ci sono ritornata ogni giorno in cui non ho amato. Ci sono tornata tutte le volte in cui ho pensato che la mia vita posso gestirla come mi pare. Ci torno ogni istante in cui vivo secondo i miei tempi e le mie modalità e non lascio fare ai tempi e i modi di Dio. Ci torno ogni volta che trasformo il Vangelo in ideologia, che lo piego alle interpretazioni che mi fanno comodo, che mi sento a posto con la coscienza per averlo applicato come un "compito per casa". Invece il Vangelo, Gesù, non sono un compito per casa, sono un'esperienza viva e vitale. Non possono farti sentire comoda, devono scomodare, devono farti stancare, sudare, lottare. Come disse una volta un mio amico, se non ti fa fatica vuol dire che non stai amando.
Caro Erode mi freghi ogni volta. Ma credere che Gesù è risorto significa questo, che tutto nella mia vita può risorgere, che tornare per un'altra strada è sempre possibile. Già da questo istante.